“L’EPOCA DELLE PASSIONI TRISTI”
Si ridesti di gioia la terra inondata da nuovo fulgore (preconio pasquale). Abbiamo cantato con queste parole del Preconio all’inizio della Veglia pasquale, facendo risonare l’annuncio di gioia: la morte è vinta, la nostra vita è piena di gioia, guardiamo al futuro, all’avvenire, con speranza!
Così la nostra fede ci fa cantare e professare, così per secoli abbiamo guardato alla vita, all’esistenza e al creato: pur in mezzo alle prove, pur nella “valle di lacrime”, la nostra vita è salvata, il perdono dei peccati è per tutti!
In un libro pubblicato in Italia nel 2013 da Feltrinelli, «L’epoca delle passioni tristi» i due psicologi e psicoterapeuti, Miguel Benasayag e Ghérard Schmit, a partire dalla loro esperienza professionale ed accademica, si sono posti questa domanda: come affrontare la tristezza che attraversa la società attuale? Avvisando il lettore di non voler essere «né ottimisti né pessimisti» ma dei pensatori critici, gli autori si sono chiesti «come resistere in questo mondo di bruti», dove le passioni tristi – l’impotenza e il fatalismo – non mancano di un certo fascino.
Le passioni tristi sono l’impotenza di fronte alla complessità del mondo e la disgregazione, di fronte a ciò che succede e noi, dieci anni dopo, possiamo ben dire che le occasioni di timore, di sgomento e sfiducia si sono davvero moltiplicate.
In particolare il testo insiste su questa lettura, qui presentata sinteticamente, e cioè che “dalla visione del futuro come promessa”, di matrice ebraico-cristiana, “si è passati al futuro come minaccia”.
Un libro interessante, da approfondire, il cui tema principale è poi quello educativo, letto in prospettiva psicologica appunto.
Un testo che ci mostra come il livello delle informazioni, del dibattito culturale, il desiderio di comprendere la nostra vita dei professionisti delle informazioni, sia spesso, come minimo, inadeguato.
Soprattutto un ulteriore occasione che ci invita a vivere in pienezza il cristianesimo , a testimoniare la nostra fede con gioia, a rinnovare l’adesione alla buona notizia del Vangelo, consegnandola alle nuove generazioni, a ribellarci nei confronti di questa cultura e visione del mondo senza spiritualità, senza fede, senza speranza (il punto di partenza del libro è la pratica clinica dei due scrittori!). Ribellarci alla bugia che senza Dio si sta meglio… La Fede è u dono, una Grazia, non un obbligo, un fardello o una arma, certo,
…da non tenere nascosta, da portare a tutti, da annunciare fino ai confini della terra anche oggi!
Camminiamo (corriamo) così i questo tempo Pasquale!
Con affetto
Don Luca