La Famiglia: prima comunità educante

Il nostro amore quotidiano

di Milena e Giovanni

Ciao a tutti ci presentiamo siamo Milena e Giovanni, due quarantenni della nostra
comunità parrocchiale san Remigio. L’avventura della nostra famiglia è iniziata
il 24 giugno 2006 giorno del nostro matrimonio.
No, forse è cominciata molto prima, con “la caduta del muro” che separava l’oratorio
maschile da quello femminile, perché grazie a quel fatto avvenuto nel 1993, se la memoria non ci tradisce, finalmente c’è stata l’occasione di conoscersi, crescere insieme e condividere moltissime esperienze. Infatti, noi abbiamo condiviso i campeggi, gli oratori estivi, le giornate mondiali della gioventù
(Parigi 1997,Roma 2000 e Colonia 2005), il coretto, le settimane di deserto, il consiglio dell’oratorio, la scuola della Parola…
Dopo anni a considerare l’oratorio come la nostra seconda casa, abbiamo deciso di costruirne una tutta nostra e ci siamo sposati.
In quindici anni di matrimonio abbiamo ricevuto tre meravigliosi doni Elisa (2008), Luca (2013) ed Elena (2017). Alla domanda: “Avevate dubbi prima del matrimonio?” a questo punto guardandoci e ridendo, rispondiamo: “Ce li avevamo?” “Forse li abbiamo avuti, forse non ce li ricordiamo più!” La sera prima
del nostro matrimonio eravamo spensierati in giro in bicicletta a prendere fresco…

Se facessimo un’istantanea della nostra famiglia: età diverse e diverse esigenze e per noi genitori sempre nuove sfi de! A volte confrontandoci con altri genitori, capita spesso di rifl ettere sul fatto che siamo passati da essere fi gli, che hanno vissuto un’infanzia e un’adolescenza caratterizzata dalle “ciabatte che volavano”, da un’educazione severa, ad essere dei genitori che le “ciabatte che volano” le prendono dai nostri fi gli. La nuova generazione sembra sempre più intollerante alle regole e quelle poche ed importanti sono oggetto di scontri, discussioni e negoziati. Da bambini non potevamo tornare a casa da scuola con la “sgridata” della maestra, adesso i bambini sono sempre giustificati per ogni distrazione e mancanza, quasi che le insegnanti siano sempre in torto.
Questa trasformazione che sta accompagnando la famiglia, probabilmente non è ancora fi nita. Il capovolgimento di fronte su chi “comanda” in famiglia, a nostro modo di vedere, è il vero nocciolo del problema. Gli adulti hanno sempre meno autorevolezza, meno capacità decisionale, meno responsabilità; si fa molta più fatica a dire dei no che aiutano a crescere e si è ridotto o eliminato del tutto il tempo per l’attesa.
Creare una famiglia è in ogni suo aspetto, un lavoro a tempo pieno ed essere sempre “sul pezzo” è una sfida mai banale.
Entrambi lavoriamo e il tempo da dedicare ai figli è ridotto: all’uscita dal posto di lavoro spesso diciamo ai rispettivi colleghi che torniamo a casa per il nostro primo lavoro, dove la retribuzione è la soddisfazione nel vederli crescere sereni, dove il premio di produzione sono i riscontri positivi che spesso gli insegnanti ci dicono: “vostro/a figlio/a è molto educato/a”, segno che il nostro costante impegno porta frutto. La priorità per noi è il rispetto delle regole, del prossimo, delle diversità che per noi sono in primo piano rispetto al voto scolastico.

Non esiste una ricetta che funzioni per tutte le famiglie, noi cerchiamo di trovare il tempo per l’ascolto, il gioco, il fare attività insieme. Il raccontarci, condividendo sia le cose belle che quelle brutte, intorno alla tavola mentre ceniamo è il nostro momento più prezioso e bello della giornata. Mentre si prepara la cena c’è al nostro fianco uno dei nostri figli ad aiutarci a lavare le zucchine o pelare le patate o semplicemente a giocare con l’acqua! Oltre al fatto che siamo delle buone forchette, è raro trovare delle giornate in cui non siamo tutti insieme a questo appuntamento. Un piccolo segreto, non ditelo a nessuno però: non abbiamo la TV dove mangiamo e i “devices” sono banditi, al massimo un po’ di musica di sottofondo.
Dedichiamo il tempo libero dei nostri figli per fare attività sportive o ludiche mentre il tempo davanti a schermi (TV, cellulari, ecc.) è ridotto.
Fin da piccolissimi li abbiamo sempre portati con noi alla messa della domenica e abbiamo ricevuto molti complimenti perché non disturbavano mai o quasi mai, al massimo qualche corsa in fondo alla chiesa.
Da questo inverno la domenica pomeriggio abbiamo iniziato ad andare tutti insieme in oratorio a giocare affinché anche per loro l’oratorio diventi una seconda casa.
Alla sera prima di dormire diciamo con la nostra bambina più piccola una Ave Maria e speriamo che anche i più grandi l’ascoltino e la dicano nel loro cuore.
La fortuna della nostra famiglia è quella che entrambi siamo sulla stessa lunghezza d’onda e l’amore fra tutti noi è il fondamento con il quale costruiamo giorno dopo giorno!