L’inascoltata profezia della gioia

Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria
CELEBRAZIONE EUCARISTICA – OMELIA
Milano, Duomo – 15 agosto 2021

  1. Le obiezioni
    Ci sono tre obiezioni che inducono a respingere l’annuncio profetico della gioia.
    La prima obiezione è che la vita è noiosa, grigia. Non c’è niente, nell’ordinario, che dia
    motivo per una gioia profonda, duratura. Tutto è prevedibile, scontato. La sapienza più
    alta e più condivisa sembra essere: nulla e nessuno merita fiducia. Quello che è sempre
    stato, sarà.
    La seconda obiezione è che Dio è lontano, anzi forse non ha nessun interesse per
    l’umanità, anzi forse neppure esiste. “Sono agnostico” sembra essere un modo per dire:
    “Sono intelligente”. Secoli di storia religiosa, i pensieri dei pensatori più acuti e
    sapienti, le intime convinzioni di popoli e persone che hanno costruito i capolavori
    dell’umanità, tutto è considerato come l’ingenuità di sempliciotti. “Io non ne so niente,
    io sono agnostico. E, francamente, non mi interessa”.
    La terza obiezione all’annuncio della gioia è il disastro della storia. La vicenda umana è
    nelle mani dei prepotenti. Chi sta bene cerca di stare meglio a spese di chi sta male, che
    quindi sta sempre peggio. I grandi poteri controllano tutto e decidono quello che si deve
    fare e quello che deve succedere. La gente semplice non conta niente per nessuno.
    Come ci può essere gioia nella vita se la vita è noiosa, Dio è lontano e la storia è
    irrimediabilmente sbagliata?
  2. La testimonianza della gioia.
    Di fronte a queste obiezioni così impressionanti e indiscutibili, i discepoli di Gesù che
    cosa rispondono?
    Il vangelo di Luca si presenta come testimonianza. Non si mette a discutere con i
    pensieri e le parole che contestano la gioia. Il vangelo di Luca offre la testimonianza di
    tre persone che sperimentano la gioia.

Elisabetta.
Elisabetta nella sua esclamazione contesta l’obiezione di chi ritiene la vita noiosa,
deprimente. Nelle parole di Elisabetta si offre testimonianza dell’invasione dello
stupore. Ecco un fatto sorprendente: la madre del mio Signore viene a me! Ecco una
grazia inaspettata: la vita! La vita che nasce! La vita che è abitata dalla riconoscenza
incontenibile: la donna sterile aspetta un bambino, la casa desolata di una coppia devota,
ma invecchiata senza futuro, si prepara ad accogliere una promessa di futuro, la casa
ignorata riceve la visita della giovane donna che si è affidata alla parola
dell’annunciazione, alla promessa di Dio.
La vita offre inesauribili motivi per stupore e la capacità di stupirsi è frutto di uno
sguardo che sa leggere nella vita lo svelarsi di un significato, di una vocazione, di un
oltre.
La testimonianza di Elisabetta può suggerire anche a noi di esercitarci nello sguardo
predisposto allo stupore: non esistono i fatti come cose che si accumulano in un
magazzino, ma ogni fatto, ogni vicenda, ogni angolo del mondo è una parola che mi
interroga, è una sorpresa che mi inquieta, è un dono che mi commuove.
La vita, la vita che ho sotto gli occhi tutti i giorni è tutta una domanda, è tutta una
grazia, è tutta una invocazione.

Giovanni
Giovanni risponde alla obiezione di chi dice che Dio è lontano. Il bimbo che Elisabetta
custodisce nel suo grembo sussulta di gioia, quando la voce di Maria risuona nella casa
di Elisabetta. Giovanni sussulta perché sperimenta la vicinanza di Dio.
Il Dio lontano, il Dio indifferente, il Dio che forse non esiste si rivela una fantasia, un
pregiudizio. Dio si rende presente, si fa vicino, si fa conoscere in Gesù. Dio si rivela con
volto d’uomo, con carne d’uomo, con fragilità d’uomo, con parole d’uomo.
È vicino Dio e la sua vicinanza è esperienza che fa sussultare di gioia.

Maria
Maria risponde alla obiezione alla gioia che nasce dalla storia sbagliata.
Maria dà testimonianza della sua gioia con il suo cantico. È il cantico della storia giusta,
della storia vera, della storia condotta da Dio. È la rivelazione che la superbia, la ricchezza indifferente ai bisogni degli altri, la potenza opprimente sono destinate alla
sconfitta. Sulla storia Dio pronuncia il suo giudizio e opera secondo la sua promessa.
Sì, ha innalzato gli umili, ha saziato gli affamati, ha sconvolto coloro che si ritenevano
padroni del mondo. Maria attesta questa fede, perché crede nell’adempimento di ciò che
il Signore dice. Maria, assunta in cielo, sperimenta questo compimento e chiama anche
tutti noi a vedere la storia umana con il suo sguardo, nella luce della risurrezione di
Gesù.
Ecco dove va la storia, verso la risurrezione di Gesù.

Così la liturgia che celebriamo è testimonianza e dono della gioia, perché la vita è piena
di meraviglia, perché Dio è vicino, perché la storia va verso il giudizio di Dio che
guarda all’umiltà della sua serva e compie in lei grandi opere.

Mons. Mario Delpini