Si è tenuto giovedì 4 aprile, in una sala Paolo VI gremita di persone, l’incontro organizzato dalla Parrocchia, dalle ACLI del magentino-abbiatense e dal Comitato intercomunale per la Pace dedicato alla figura di Luca Attanasio, Ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo ucciso in servizio il 22 febbraio 2021.
Di Luca ci ha parlato, con grandissima dignità, dolcezza e amore, Salvatore, suo padre, che in un lungo racconto ha ripercorso tutte le tappe importanti della vita del figlio. Presente in sala anche la madre di Luca, Alida.
Senza dubbio il quadro che è emerso è quello di una persona straordinaria e straordinariamente positiva.
Il racconto del Luca bambino e ragazzo ha messo in luce l’amore per gli animali – la sua casa era diventata una specie di fattoria! -, per lo sport, specie di gruppo, tanto che aveva riservato uno spazio per un campo di calcio nel giardino di casa, per le amicizie.
Le amicizie, già. Luca anche da adolescente e giovane ha sempre dimostrato un altissimo livello di empatia e di interesse nei confronti delle persone che incontrava, tanto che spesso riusciva in tempi brevissimi ad instaurare con loro rapporti cordiali e profondi.
E anche nelle scelte di vita Luca si è dimostrato persona fuori dal comune: dall’iscrizione al Liceo nonostante le indicazioni dei suoi professori verso una scuola professionale, alla successiva scelta di laurearsi in Economia alla Bocconi di Milano, alla decisione di lasciare un incarico ben pagato presso una società internazionale di consulenza perché riteneva che quel tipo di vita non fosse la sua strada, per arrivare alla determinazione di seguire un percorso di preparazione al concorso nazionale di diplomazia, uno dei più selettivi in assoluto, con il desiderio di fare carriera per dare una mano al suo paese, rappresentando l’Italia nel mondo.
Del resto, Luca è sempre stato persona molto riflessiva, onesta con sé stesso e con gli altri e dotata di una ferma determinazione nel raggiungere i propri obiettivi. Ed ecco che, con impegno e fatica, il concorso è vinto e inizia la carriera diplomatica, dapprima a Roma, alla Farnesina, e poi in varie sedi in giro per il mondo: inizialmente in Svizzera, poi in Marocco, quindi in Nigeria e infine, con il ruolo di Ambasciatore plenipotenziario, a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo.
Sono questi gli anni in cui incontra l’amore della sua vita, Zakia Seddiki, conosciuta a Casablanca, sposata con tre diverse cerimonie (civile, cattolica e islamica) in luoghi e momenti diversi e madre delle sue tre bellissime figlie.
Anche come diplomatico, ha raccontato il padre, Luca è stato speciale, dimostrando apertura e attenzione ai problemi delle persone in Congo, italiane o locali che fossero, attivandosi concretamente, anche insieme alla moglie, in molti programmi di aiuto, tanto che, nel 2020 riceve il Premio internazionale Nassiriya per la Pace «per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i popoli».
Infine, Salvatore ci ha raccontato il tragico epilogo: l’attacco da parte di uomini armati di fucili mitragliatori al convoglio del Programma alimentare mondiale sul quale Luca viaggiava, l’uccisione sul posto dell’autista del convoglio Mustapha Milambo e del carabiniere della scorta, Vittorio Iacovacci (30 anni), e il ferimento di Luca all’addome. La morte arriva poco dopo, presso l’ospedale dell’ONU di Goma.
Una morte che ha brutalmente interrotto un percorso di vita e sulla quale, racconta Salvatore, è in corso un processo nel quale le istituzioni e il popolo italiano, nonostante l’altissimo ruolo di rappresentanza che Luca aveva, non si stanno attivando a sufficienza.
Una morte che, se ha messo fine ad una vita, non ha comunque cancellato lo spirito, l’opera e il messaggio di questo giovane così semplice e, al contempo, così speciale, un esempio per tutti noi.