RESTAURO QUADRO MADONNA DEI SETTE DOLORI

Il 17 gennaio il quadro della Madonna dei sette Dolori, dopo il restauro, è ritornato nella chiesa di Roveda.

La restauratrice Isabella Pirola ci espone in questo articolo le fasi salienti del restauro.

Ricordiamo che DOMENICA 2 FEBBRAIO alle ore 15.30 si terrà un incontro nell’Aula Paolo VI con la presenza della dott.ssa Pirola e della dott.ssa Gnagnetti della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Milano, che ci intratterranno sulle peculiarità storico/artistiche del dipinto e della sua valorizzazione dopo il restauro.

La bella pala d’altare, oggetto del recente restauro, raffigura la Madonna della Solledad, ovvero la Madonna della Solitudine. Una targhetta apposta a lato dell’altare così recita: “L’originale, ora perduto, era custodito alla Senavra, antica villa milanese della famiglia Gonzaga e luogo di ritiro per gli esercizi spirituali dei Gesuiti”, datando l’opera al 1820. “La Senavra” è un’antica istituzione milanese ancora visibile lungo l’attuale Corso XXII Marzo a Milano, al civico 50, con l’aspetto di un grande edificio in mattoni, dove ha sede la parrocchia prepositurale del Preziosissimo Sangue di N.S. Gesù Cristo. Brevemente, la storia di questo luogo può riassumersi in alcune fasi peculiari: a metà Cinquecento è residenza del Governatore di Milano Ferrante Gonzaga, alla fine del Seicento diviene Casa degli Esercizi Spirituali dei Gesuiti di san Fedele, alla fine del Settecento Ospedale per il ricovero dei malati mentali, alla fine dell’Ottocento Pio Ricovero di Mendicità del Comune e dal 1966 Chiesa Parrocchiale del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo. Il recente restauro del quadro ha però evidenziato alcune peculiarità tecniche (tipologia della pennellata, colorazione e stesura della preparazione) e materiche (supporto tessile originale, non visibile dal verso perché ricoperto in un precedente intervento con una tela di rinforzo) che possono retrodatare il dipinto all’ultimo quarto del Settecento.

L’opera, un dipinto ad olio su tela di grandi dimensioni, centinata e sagomata superiormente, funge da pala d’altare: è inserita nella cornice marmorea, fissata con viti perimetrali ad un sistema di pannellatura lignea che, negli anni, ne ha garantito la conservazione, isolando il supporto (retro); la presenza del tamponamento, costituito da assi di legno piuttosto grezze, si è evidenziata solo dopo lo smontaggio del dipinto, prima del trasferimento presso il laboratorio di restauro. Il dipinto è inoltre corredato di cornicetta dorata sovrapposta al perimetro, che rifinisce e sottolinea il contorno, fissata a sua volta con dei chiodi, non coeva al quadro ma frutto di un’aggiunta successiva.

(Sotto, un tassello di pulitura sulla veste bianca della Madonna)

La tela era fissata ad un telaio, la cui parte sagomata superiore era originale (antica), mentre i lati verticali e quello inferiore erano stati aggiunti per costruire la struttura, non dotata di caratteristiche che garantivano una corretta conservazione e planarità (ad esempio, la mancanza di smussature interne e la presenza di spigoli vivi a contatto con la tela avevano prodotto il segno della battuta sul davanti).

Il sistema tela/strati di preparazione/strati pittorici appariva molto rigido a causa dell’intervento di ritelatura sopra accennato (incollaggio di una nuova tela sul retro del dipinto e contemporaneo consolidamento tramite colle che attraversano gli strati pittorici), che risultava però funzionale dal punto di vista del fissaggio del colore: tale precedente restauro è stato mantenuto effettuando dei consolidamenti localizzati e puntuali, in corrispondenza delle zone in cui gli strati pittorici apparivano in sollevamento e distacco.

Localizzati soprattutto nella zona bassa, erano rilevabili dei distacchi degli strati di colore, prodotti da azione meccanica accidentale, alcuni dei quali già oggetto di restauro e ricostruzione pittorica piuttosto grossolana.

La visione generale era oltremodo alterata da un avanzato degrado dei protettivi, di natura resinosa, spessi e difformi, che invecchiando erano virati verso una colorazione giallo bruna, modificando sensibilmente i valori cromatici originali, che si intuivano costituiti da una tavolozza chiara e luminosa, saturando e appiattendo la materia pittorica.

Prima del recente intervento la superficie pittorica è stata scansionata con lampada di Wood (raggi Ultravioletti), evidenziando, nella metà inferiore del dipinto, molti interventi pittorici eseguiti in momenti diversi, a testimonianza che l’opera ha subito differenti restauri nel tempo

A seguito del trasferimento dell’opera presso il laboratorio e di una prima campagna fotografica per documentare lo stato di conservazione, sono stati eseguiti i test per determinare la metodologia di pulitura da applicare ed il livello da raggiungere, oltre alla possibilità di rimozione degli interventi pittorici non originali presenti sulla superficie. In questa fase è stata identificata la natura e gli spessori degli strati sovrammessi che alteravano la lettura e modificavano i colori, definendo i solventi idonei alla loro rimozione. I piccoli test sono stati ampliati gradualmente fino alla completa rimozione degli strati che scurivano l’opera, recuperando i valori cromatici originali. (Sotto, la Madonna durante la pulitura)

Contestualmente alla pulitura, sono stati eseguiti i consolidamenti ed i fissaggi delle zone che presentavano criticità, quali il distacco ed il sollevamento di piccole porzioni di colore e di preparazione, mediante una resina acrilica termoplastica veicolata con alcool, successivamente riattivata con termocauterio.

In accordo con la Direzione Lavori, la Dott.ssa Roberta Sara Gnagnetti, funzionario storico dell’arte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Milano, che ha seguito tutte le fasi di lavorazione le operazioni di restauro e con la quale mi sono di volta in volta confrontata, il telaio è stato sostituito con una nuova struttura lignea appositamente costruita, ad incastri mobili (estensibile) e smussature interne arrotondate, che meglio rispetta i criteri di conservazione del dipinto. Per poter ritensionare il dipinto sul nuovo telaio è stato necessario applicare delle fasce perimetrali opportunamente preparate, che sono state fissate sui margini della tela con un film termoplastico.

La superficie del quadro tornata leggibile dopo la pulitura e stabilizzata sul nuovo “scheletro” di sostegno, è stata protetta con una vernice stabile stesa a pennello; le lacune sono state stuccate e reintegrate pittoricamente, con tecnica mimetica, metodologia concordata con il funzionario della Soprintendenza.

Al termine delle operazioni di ricostruzione delle mancanze la superficie è stata ulteriormente protetta con una vernice semi Matt (semi opaca) data per nebulizzazione: la scelta di non utilizzare un protettivo lucido è stata determinata dalla necessità di limitare il più possibile i riflessi causati dalla luce che nelle ore mattutine entra dalla finestra della controfacciata.

La pala è stata quindi trasportata e ricollocata nella sede preposta ad accoglierla sull’altare, riutilizzando il medesimo sistema di fissaggio, applicando infine la cornicetta dorata esistente.

(Sotto, il particolare del viso della Madonna dopo il restauro)